E’ da un po’ di tempo che rifletto sul come i social network abbiano modificato anche il nostro modo di vivere la sessualità, soprattutto quella così detta “alternativa” e di come la si condivide con gli altri. Oggi come oggi sembra valere il motto “se non lo condividi, non è mai successo!“.
La mia sensazione è che vi sia sempre più un vero e proprio “bisogno” di condividere quello che si fa, per poter provare a tutto il mondo che lo si è fatto. Ma è davvero necessario? Per carità, non mi sto ponendo su un piedistallo, perchè io sono il primo a cui piace condividere, ma questo non significhi che io stesso non mi interroghi sul fatto che tutto ciò sia giusto. E comunque per me, il condividere non è diventata una sorta di ossessione. Non vivo con la macchina fotografica o il cellulare sempre pronto a scattare, perchè spesso e volentieri sono molto più interessato a vivermi l’esperienza, piuttosto che preoccupato del condividerla.
Ma perchè si arrivano a condividere con sconosciuti anche momenti così intimi come quelli legati alla propria sessualità? C’è una bella differenza tra dire “ehi, sono stato nel ristorante X e si mangia davvero bene” e scrivere “ieri mi sono vista con il mio amante e abbiamo fatto questo e quest’altro”.
Sicuramente chi condivide queste cose lo fa perchè sa che dall’altra parte c’è qualcuno interessato a leggerle. E qui i dubbi si raddoppiano, ma che internet rappresenti il più grande buco della serratura che ci sia è cosa nota. Sbirciare nei siti, nei blog e nella vita altrui è un passatempo che ha preso piede molto prima dei social network e non voglio parlarne adesso. Prendiamo per buono il fatto che si sa che dall’altra parte dello schermo c’è un pubblico potenziale interessato a leggere quello che facciamo.
Rimane da parlare di cosa si condivide. La casistica quando si parla di intimità condivisa sui social network è davvero ampia: dalle pratiche preferite alle fantasie inconfessate, dalle esperienze top a quelle flop. Ma c’è anche una fetta di persone che condivide aspetti della propria quotidianità sentimentale, mettendo in piazza pensieri e parole che dovrebbero nascere e vivere tra i bisbigli e sussurri. Ancora una volta, sembra che se non si dica “TI AMO” a qualcuno tramite un post su un social network (scrivendolo rigorosamente in maiuscolo perchè abbia più forza), non lo si ami abbastanza o non lo si ami “davvero”.
Perchè lo si fa in realtà? I fattori mi sembrano essere tanti e sicuramente quelli che elenco non sono esaustivi. Dopotutto queste sono riflessioni “ad alta voce”, non un trattato clinico o sociologico. Non tutte le motivazioni sono necessariamente negative: alcune sono semplicemente frutto di tratti caratteriali come qualsiasi altro
§altro. Si può essere timidi o socievoli, tendenti all’esibizionismo o alla riservatezza anche nella vita “off line”, quindi non significa necessariamente che essere sul web ci abbia “trasformato” in qualcosa di diverso. Al massimo ci ha dato dei mezzi in più per esprimere il nostro modo di essere.
Tra le motivazioni che mi sembrano più frequenti tra chi è ossessionato dal condividere online.
- Solitudine. Si condivide con il mondo quello che non si riesce a dire a qualcuno di persona. Strano ma vero, anche le cose più semplici è più facile dirle al mondo che alla persona direttamente interessata. Sono sicuramente tra le tipologie di utenti più “attive”, perchè riescono a vivere meglio la vita da dietro la tastiera.
- Insicurezza. Si cerca l’approvazione, si contano i “mi piace” ed il numero di contatti e si basa la propria idea di valore in base a questi numeri o, meglio, si basa l’idea del “proprio” valore su questi numeri. Ormai inconsciamente ci valutiamo allo stesso modo in cui si può valutare un sito web, contando gli accessi e le pageviews.
- Show off. Fare “show off” vuol dire mettersi in mostra, pavoneggiarsi. Anche questa forma di esibizionismo mediatico può essere percepita come una forma di insicurezza, ma non è sempre detto che sia così. La scelta di cosa pubblicare è più mirata… si punta sulle situazioni Top e si tralasciano i Flop.