In questi giorni si è conclusa un nuovo capitolo della vicenda legata al BDSM che ha avuto molto clamore. Ricordate i titoli di giornale e il video che mostrava il patron della Formula 1 Max Mosley intento in pratiche sadomaso?

Dopo l’esposizione mediatica della vita privata di Max Mosley, come presidente di BDSM Italia, scrissi una lettera aperta e l’ho inviata a numerose testate giornalistiche. Diverse persone hanno contribuito alla redazione di quella lettera e a loro va il mio ringraziamento. Volevamo dare la nostra opinione sia sui fatti che sul modo in cui i giornali li avevano resi pubblici. Sebbene sia a capo di un’azienda importante, quello che Mosley fa in privato tra adulti consenzienti non è motivo per screditarne il valore lavorativo. Ovviamente la lettera aperta non ebbe alcun seguito da parte dei media italiani.
Ecco qui di seguito il testo di questa lettera aperta: Gentile Redazione,
in seguito al grande clamore suscitato dalle recenti notizie, riportate anche dalla Vostra testata, riguardanti il presidente della F.I.A. Max Mosley, sentiamo il dovere di rivolgerci agli organi di informazione con la presente Lettera Aperta.
Il Signor Mosley è apparentemente stato filmato, senza il suo consenso, durante lo svolgimento di attività di tipo sadomasochistico assieme ad alcune donne (a parere di alcune fonti, prostitute). Alcuni dei partecipanti indossavano abiti che richiamavano divise militari o, in altri casi, uniformi da galeotto. E’ stato scritto che durante i fatti descritti si sia parlato talvolta in Tedesco, ad esempio per contare i colpi di sferza inflitti.
Troviamo importante sottolineare alcuni punti.
Prima di tutto teniamo a ricordare che quanto eventualmente fatto dal signor Mosley riguarda esclusivamente la sua sfera privata.
Quali che siano sue preferenze sessuali, esse non dovrebbe essere usate per gettare discredito sul suo operato professionale.
Mentre questo concetto pare ovvio ed acquisito alla comune coscienza quando si parli di altri tipi di orientamenti, eterosessuali od omosessuali che siano, la recente campagna mediatica ai danni del Signor Mosley pare partire dall’ assunto che sia lecito discriminare e ridicolizzare chi pratichi il sadomasochismo (termine a cui preferiamo, in realtà, la sigla BDSM, ovvero Bondage-Discipline, Domination-Submission, Sado-Masochism, che meglio rende la pluralità di attività e sfaccettature di questo mondo).
Siamo fermamente contrari a tale atteggiamento.
Riteniamo che esso sia offensivo per noi come persone, come cittadini e come uomini liberi.
La passione per il BDSM è, infatti, tra quelle scelte individuali che si possono non condividere, ma non per questo devono essere ritenute sbagliate, immorali, o pericolose.
Vorremmo far presente che quanto avvenuto all’interno di quell’appartamento tra il signor Mosley e le donne presenti è successo tra adulti consapevoli e consenzienti, che mettevano in atto delle loro fantasie senza altro obiettivo se non il raggiungimento di uno stato psico-fisico migliore.
Finchè non venga compiuto nulla di illegale (ed anche se fosse provata, nella fattispecie, la presenza di rapporti mercenari, resta da vedere se essi si configurino come reato) , nessuno ha il diritto di puntare il dito sulla sessualità altrui e gridare che è sbagliata o degna del pubblico ludibrio.
Un secondo punto riguarda l’interpretazione che molti organi mediatici hanno ritenuto di dare delle immagini.
Visionando l’estratto del video disponibile in rete, è chiaro che lo scandalo va decisamente ridimensionato. Cercheremo di spiegarne il perché.
E’ evidente, ad una analisi un po’ più approfondita, che si sono voluti vedere messaggi e segnali legati al nazismo dove invece non ce ne sono.
Quella che è stata messa in atto nel dungeon visitato dal signor Mosley è una rappresentazione di una scena in cui un prigioniero viene umiliato facendolo spogliare, esaminandolo e in seguito punito per dei presunti “crimini” con dei sonori ed efficaci colpi sulle natiche. La presenza di una Mistress (ovvero una delle donne che hanno un ruolo dominante) con indosso una divisa simil-militare ha fatto gridare allo scandalo.
Facciamo presente che tali tipologie di indumenti fanno parte dell’immaginario collettivo non solo del mondo BDSM, ma anche di quello fetish e di buona parte delle persone così dette “normali”. Basti vedere quanti modelli di abiti, completini e costumi con richiami alle forze armate o alle forze dell’ordine siano disponibili sul mercato sia per uomini che per donne.
Riportiamo nella lista link (1) in appendice alcuni esempi di capi in vendita via internet E’ innegabile che nessuno di questi abiti militari inneggi al nazismo e che nessuno di essi abbia elementi che si riferiscono dichiaratamente ed inequivocabilmente alle divise naziste. Non sono repliche di tali divise, né vogliono esserlo! Con altrettanta “esattezza” tali divise potrebbero essere interpretate come Sovietiche, Thailandesi o Britanniche.
Allo stesso modo, le presunte divise da prigionieri dei campi di sterminio non sono altro che comuni costumi carnevaleschi da prigioniero “generico” reperibili online in ogni parte del mondo (lista link 2) Il fatto stesso che si faccia esplicito riferimento ai non meglio identificati crimini commessi del prigioniero dovrebbe spostare la collocazione spazio-temporale della scena in cui è coinvolto il signor Mosley, dal campo di concentramento tedesco, ad una qualsiasi prigione odierna.
Quello che non si è colto, infatti, è che in questo genere di situazioni ci si rifà ad un modello tipico di autorità (il militare) nei confronti di una controparte sottomessa (il prigioniero) senza un preciso riferimento ad una situazione specifica (dove ci si trova? In una prigione? In una stazione di polizia? Oppure In un campo di detenzione militare?). Chi indulge in questo tipo di scenario all’interno della propria sessualità, utilizza i costumi, gli atteggiamenti, le “scenografie”, addirittura il modo di esprimersi dei militari semplicemente per rendere più credibile a se stessi e agli altri partecipanti la scena a cui si partecipa, così come succede sul palcoscenico di una rappresentazione teatrale.
Alcuni preferiscono divise militari che richiamano quelle del XX secolo, altri le divise da combattimento dei soldati moderni, altri ancora scenari che alludono all’antichità.
Ma in tutti i casi il punto centrale è costituito dalla dualità tra chi ha l’autorità e chi no.
Se le persone coinvolte in questo scoop si fossero vestite da antichi romani si sarebbe gridato allo scandalo perché si voleva reintrodurre il latino come lingua ufficiale o mettere a morte tutti i cristiani o reintrodurre la schiavitù? Nel presentare la notizia si è voluto calcare la mano sugli aspetti morbosi della vicenda, creando un nesso diretto tra questo scenario e le idee politiche di Oswald Mosley, padre di Max Mosley, arrivando ad alludere che le due cose fossero non solo intimamente collegate, ma anche inscindibili, cosa che è assolutamente lontana dalla realtà. Chi ha fantasie legate al BDSM non è per definizione una persona pericolosa, un violento, una persona disturbata. Non sono rari i casi di persone con grandi responsabilità che praticano il BDSM trovando al suo interno un modo per raggiungere un proprio equilibrio psicofisico e poter, almeno una volta e lontano da occhi indiscreti, cedere la responsabilità del controllo a qualcun altro e sentirsi “liberi” di essere guidati.
Questa lettera esprime quindi lo sdegno da parte di chi pratica il BDSM tra adulti consenzienti e consapevoli per come I giornali hanno invaso la sfera intima e privata di una persona, cosa non giustificabile né dal suo status sociale né dalla spasmodica ricerca di una vittima da mettere alla gogna mediatica con il solo obiettivo di aumentare le vendite, i contatti o gli ascolti Inoltre vogliamo condannare la strumentalizzazione di simili notizie che finiscono per associare il BDSM e chiunque lo pratichi ad attività criminali che noi per primi condanniamo come la violenza, l’abuso e, non ultima, l’apologia di qualsiasi ideologia nemica della libertà.
Stefano Laforgia
Presidente BDSM Italia
Mosley ha già avuto ragione da una corte inglese che aveva imposto un risarcimento pari a 60.000 sterline (circa 70.000 Euro al cambio dell’epoca). Nei giorni scorsi una corte francese ha sentenziato che News of the world il giornale che aveva sollevato lo “scandalo” fosse colpevole di violazione della privacy, ma non di diffamazione (ben più grave) condannandolo al pagamento di una multa ulteriore di 10.000 Euro, più 15.000 Euro di spese legali. Il giornale aveva infatti distribuito le foto anche in Francia.
Mosley aveva tentato di portare il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani, che aveva rifiutato di prendere in considerazione eventuali azioni contro i giornali e limitare in qualche modo la libertà di stampa.
Il link alla notizia:
La notizia sul sito www.foxsports.com