Il BDSM è il mondo in cui la libertà sessuale di chiunque dovrebbe essere coltivata e la diversità rispettata e quindi non dovrebbero esistere discriminazioni. Eppure posso dire, senza temere smentite, che anche in questo mondo, vedo continuamente portati avanti in modo retaggi maschilisti, sessisti e discriminatori di vario tipo. E tutto questo avviene spesso in modo inconsapevole.
Innanzitutto, cerchiamo di capire in che modo si manifestano queste discriminazioni. Ce ne sono di vari tipi.
Discriminazioni di genere
Sono sicuramente le più diffuse e, proprio per questo, le più difficili da “riconoscere” e da eradicare. Sono ovunque, dentro e fuori il mondo BDSM e spesso guardiamo di traverso chi le fa notare. “Si stava scherzando!”, “Era solo una battuta!”, “Non devi prendertela!” e così via. A volte possono essere molto subdole e passare quasi inosservate, pur avendo un effetto farfalla enorme.

Le discriminazioni di genere in ambito BDSM, sono quelle che prevedono, ad esempio, che una donna non paghi in un locale (o che u
n uomo paghi molto di più di una donna), trasformandola in un pezzo di carne sull’amo e mercificandone il valore. Come? Non vi sembrano discriminazioni, ma solo un vantaggio di cui approfittare ed essere felici? Sbagliato.
Provate a pensare se andando al supermercato vedeste un cartello “sconto del 50% se siete donne” o se pagare le tasse fosse più conveniente se si fosse femmine.
Ricordate il clamore fatto alcuni anni fa per le polizze assicurative scontate per le donne? Beh, se può essere vero in un ambito statistico che le donne facciano meno incidenti, questo non è un buon motivo per trattare in modo discriminatorio uomini e donne come se “tutte” le donne facessero meno incidenti di “qualunque” uomo. Ed infatti, dall’inizio del 2013 questa pratica è stata vietata proprio perchè discriminatoria.
Le politiche di prezzo discriminatorie basate sul sesso esistono e sono SEMPRE sbagliate. Sia che si tratti di prodotti di cosmetica o cura del corpo, che dei prezzi di ingresso ad un nightclub.
Nel mondo ci sono vari movimenti spontanei che spingono affinchè non si dia supporto a chi mette in atto delle politiche discriminatorie basate sul genere sessuale ed in particolare le politiche dei prezzi, al punto che alcuni Stati americani hanno sanzionato pesantemente più di una volta chi le metteva in atto. In molti Stati, poi, questa pratica è stata dichiarata apertamente fuorilegge.
Un altro ambito in cui la discriminazione di genere è molto evidente anche all’interno del mondo BDSM si hanno quando si dipingono le femmine (soprattutto le sottomesse) come persone deboli, che vanno comunque rispettate e trattate con i guanti (mentre le stesse persone non esitano a chiamare vermi, merde o quant’altro i sottomessi maschi).
Ora, qui si potrebbe aprire un altro grande dibattito, ma cercherò di sintetizzare il concetto.
Le donne non vanno difese da nessuno. Le donne vanno rispettate.
Pensare che una donna debba essere “difesa” la pone immediatamente in una posizione di inferirorità ed io non ci sto a pensare che una persona sia inferiore solo per via dei suoi genitali.
Pensare poi che una donna non possa sentirsi gratificata a fare (o subire) le stesse cose che fa un uomo è tanto stupido quanto maschilista, ma chi ha queste posizioni spesso non si rende conto nemmeno di avere un problema di discriminazione.
D’altronde cresciamo in una società dove i ruoli maschio/femmina vengono instillati fin dalla tenera età. E dove donne e uomini, fin da subito vengono indirizzati verso comportamenti e stili di vita differenti.
Discriminare in base alle pratiche

Qui è un po’ la classica storia del chi ce l’ha più lungo. Amanti del bondage contro amanti del medical play, whipper contro adult baby, amanti del fire play contro esaltati dei protocolli, adoratori dello spanking contro cultori del pissing. Quante volte vi è capitato di leggere commenti negativi nei confronti di chi faceva questa o quella pratica solo. Tutto queste discriminazioni solo perchè a noi quella determinata pratica non interessa. Ci possono essere appassionati di bondage/fruste/pony play/etc bravi e meno bravi, possono esserci persone più o meno preparate tecnicamente o più o meno capaci di creare una scena coinvolgente attorno a quella specifica tecnica. Eppure non si tende a criticare il singolo caso, ma si finisce sempre per criticare una intera categoria.
Ti piace farti fare i clisteri? “Devi essere matto”, “Fatti curare”, etc
Io adoro farmi frustare anche a sangue, ma quelli che si mettono il pannolino sono dei pervertiti.
Tutto solo e soltanto perchè a noi quella specifica pratica non interessa. In inglese esiste una frase che dice “Your Kink Is Not My Kink, But Your Kink Is OK“. Che vuol dire “Le pratiche che tu fai non mi piacciono, ma le rispetto“.
Invece da noi il concetto di tolleranza si ferma nel momento in cui ci troviamo di fronte alla diversità. Se non sei come me non puoi entrare. Questo dovrebbe essere scritto sulla porta di casa di tanti BDSMer nostrani. Con buona pace degli slogan.
Discriminare in base ai ruoli

Questo genere di fenomeni è simile alle discriminazioni di pratiche e le due cose sono talvolta accompagnate.
Un esempio per tutti è il modo in cui vengono considerati gli switch, alla stregua dei paria, una classe inferiore, di gente che non ha saputo scegliere da che parte collocarsi. Ma a questo esempio eclatante se ne possono aggiungere tanti altri. Per farvi capire, ancora una volta quanto siamo poco abituati al confronto e alla diversità, basta dare una lettura ai ruoli BDSM che vengono presentati in siti italiani e stranieri.
Ad esempio, un sito italiano propone questo elenco:
Mistress, Master, Schiava, Schiavo, Transex, Switch, Fetish.
Un sito internazionale, invece, ha come alternative (e sono pure in continuo aggiornamento ed evoluzione):
Master, Dominant, Domme, Switch, submissive, Mistress, slave, kajira, kajirus, Top, Bottom, Sadist, Masochist, Sadomasochist, Kinkster, Fetishist, Swinger, Hedonist, Exhibitionist, Voyeur, Sensualist, Princess, Slut, Doll, sissy, Rigger, Rope Top, Rope Bottom, Rope Bunny, Spanko, Spanker, Spankee, Furry, Leather Man, Leather Woman, Leather Daddy, Leather Top, Leather bottom, Leather boy, Leather girl, Leather Boi, Bootblack, Primal, Primal Predator, Primal Prey, Bull, cuckold, cuckquean, Ageplayer, Daddy, Mommy, Big, Middle, little, brat, babygirl, babyboy, pet, kitten, pup, pony, Evolving, Exploring, Vanilla, Undecided
Capite dove voglio arrivare? Se siamo abituati ad un numero limitato di opzioni, finiremo per pensare che quelle sono le uniche opzioni possibili e tenderemo a rifiutare le altre e a considerarle come “sbagliate”.
Discriminazioni in base all’età

Sembrerà assurdo, eppure è così. Il fenomeno si è affacciato sulla scena italiana nell’arco degli ultimi anni, con la nascita dei vari gruppi TNG (The Next Generation), ovvero gruppi dedicati agli under 35. Faccio una doverosa premessa: anche se queste possono essere considerate discriminazioni a tutti gli effetti, io non credo che siano dannose. Per quale motivo? Perchè non sono esclusioni permanenti… tutti si cresce e si invecchia. Fosse stato per me avrei creato una distinzione ancora più marcata.
Lo scopo dei gruppi TNG è quello di creare un ambiente omogeneo per età/interessi/stili di vita. Ecco perchè io lo avrei reso ancora più ristretto. Una persona di 30 o 35 anni forse rischia di avere più tratti in comune (lavoro, magari famiglia, etc) con persone più grandi che con quelle più giovani.
Fondamentalmente chi si sente discriminato sono gli “over”, soprattutto i Dom cis-male.
Un’altra forma di discriminazione legata all’età è quella sempre relativa alla politica dei prezzi. All’inizio anche io ero tra gli organizzatori che avevano scelto di creare delle politiche di prezzo differenti in base all’età ed in particolare a favore delle persone che sono più probabilmente ancora al di fuori del mondo del lavoro, ovvero gli under 25. Perchè? Perchè volevo ridurre le barriere di accesso ad eventi che possono aiutare i giovani -con minori disponibilità economiche rispetto a chi lavora- nella loro crescita personale.
E’ chiaro che fissare a 25 anni il limite per far pagare meno era una scelta arbitraria (potrebbe essere 20 o 35) e che ci potevano essere persone di 22 o 23 già inserite nel mondo del lavoro che guadagnavano più di altre di 28 o 30. Per questo, dal 2018 ho deciso di evitare quel tipo di discriminazioni e modificare tale criterio, riservando eventuali sconti a studenti regolarmente iscritti.
Mi piacerebbe molto evitare queste discriminazioni e poter far pagare in base alle proprie reali disponibilità, ma non posso certo chiedere di vedere la dichiarazione dei redditi di ognuno e modulare i prezzi di conseguenza, no? Se avete soluzioni alternative e più politically correct per ottenere lo stesso risultato, sono tutt’orecchie. Magari si potrebbe pensare anche ad uno sconto per gli over 65 o chi è in pensione. Anche lì però bisogna pensare che ci può essere gente che con la pensione guadagna comunque più di un giovane precario. Ma questo è un altro genere di problema…