La frase del titolo non è mia.
E’ stata scritta da Mary Shafer, un ingegnere della NASA, che l’ha scritta nel 1989 o 1990 esasperata per le varie discussioni in alcuni newsgroup in cui si discuteva del “perchè la NASA ha fatto esplodere uno shuttle” o del “perchè i piloti fanno cadere gli aerei pagati con i soldi dei contribuenti”. Era la conclusione di un suo intervento (il link è in fondo alla pagina) ed è considerata da molte persone una delle migliori citazioni nel mondo dell’aviazione, oltre che una verità per qualsiasi altra attività umana.
La sicurezza al 100% è un utopia. Lo è per le missioni spaziali ma anche per il semplice camminare o per qualsiasi altra attività umana.
Non vi è modo di rendere la vita perfettamente sicura: non se ne può uscire vivi.
Non solo: non si può nemmeno prevedere ogni pericolo. Come ci si può mettere in guardia da un rischio che non si è in grado di concepire? Il vaso che cade dal balcone sulla nostra testa è un esempio di quello che può succedere che va al di là delle nostre capacità di previsione e gestione.
Le persone esperte, in ogni campo, fanno del loro meglio per prevedere quante più possibilità che le cose possano andare male. Eppure la vita riesce a coglierle di sorpresa, nonostante la loro preparazione.
Come si fa quindi ad affermare che volare su una navicella spaziale (o, al suo posto, qualunque altra attività) è “sicuro”? E, riguardo al mondo BDSM, come è possibile affermare che una cosa sia davvero, assolutamente, completamente sicura?
Ci sono due concetti su cui soffermarsi.
Il primo è il concetto di sicurezza, inteso come azioni preventive che si possono mettere in atto. La sicurezza, così intesa, è un processo basato, inevitabilmente, sugli errori. Nel momento in cui qualcosa va storto, si trovano (o si ipotizzano… perchè non è sempre possibile riprodurre l’incidente) delle contromisure. Come ho detto più volte, la sicurezza è scritta nel sangue.
Il secondo è il concetto di sicurezza, inteso come “rischio accettabile”. Tutti noi, razionalmente, sappiamo di correre quotidianamente una serie di rischi. Scendiamo le scale di corsa quando abbiamo fretta, saliamo sulla prima sedia che ci capita a tiro quando ci serve qualcosa sistemato sulla mensola più in alto della libreria, beviamo o fumiamo perchè il rischio delle malattie ad essi collegate sono lontani ma il piacere dell’alcool o della sigaretta sono immediati e così via.
La sicurezza, quindi, è un discorso relativo. Quello che accettavamo di fare da ragazzi oggi magari ci sembra imprudente.
Quando si fa BDSM, così come quando si fa qualunque attività di gruppo in cui ognuno ha una parte di responsabilità, bisogna comunicare in modo chiaro cosa si sta per fare, quali sono i rischi conosciuti e verificare che tali rischi sono considerati accettabili da tutti e si è pronti ad affrontarne le conseguenze fisiche, emotive e, non da ultimo, legali.
Questo non vuol dire che io consigli di fare qualunque cosa con chiunque. Io parlo di persone che si conoscono a fondo e che scelgono di fidarsi delle reciproche capacità nell’analizzare e prevedere i problemi e nel saperli affrontare e gestire al meglio.
I ricordi di cose che non hanno funzionato come dovrebbero sono tutt’intorno a noi. Sono moniti dolorosi ma importanti. Una volta asciugate le lacrime, bisogna far tesoro della lezione imparata e guardare avanti. Ad un certo punto non è più il momento di analizzare e prevedere ogni possibile variabile… è il momento di spiccare il volo.
Insistere sulla sicurezza perfetta è per le persone che non hanno le palle di vivere nel mondo reale.
Per vedere il post originale di Mary Shafer: http://yarchive.net/air/perfect_safety.html
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