Il Gay Village fallisce: polemiche interne al movimento LGBT

- Il fallimento della società che gestiva la serata gay dovuto al maltempo e alla paura attentati
- Poco dopo è nato "Village" gestito da Shlomo, patron del Qube, lo storico locale romano dove si svolge Muccassassina
- Imma Battaglia furiosa: “vogliono fare denaro sulla fama degli altri”

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gay village fallisce

La vicenda del fallimento del Gay Village mi ha fatto riflettere. Sempre più spesso credo che serva un nemico per creare una comunità. Quando poi il nemico è sconfitto le alleanze, i sodalizi e le tregue saltano perchè perdono di importanza ed iniziano le lotte interne. Tutti quei delicati equilibri erano funzionali ad uno scopo superiore. Nel momento in cui quello scopo non c’è più, ognuno sembra pensare solo a sè.

Così forse succede anche all’interno della comunità GLBT, forte delle prime battaglie vinte a livello sociale e giuridico, che hanno fatto vacillare il “nemico giurato” della società retrograda. Per carità, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma sicuramente i primi successi ci sono stati. Quelle vittorie hanno fatto vacillare però anche il senso stesso di unità. Le prime crepe si sono notate qui e lì proprio nel corso degli ultimi anni.

L’attenzione si è spostata quindi su temi meno essenziali e tra questi, ha creato un po’ di scalpore la notizia che la società che gestiva il Gay Village avesse presentato istanza di fallimento.

L’evento, creato 18 anni fa su iniziativa di Imma Battaglia, era cresciuto occupando spazi sempre più grandi. Fino a quando l’anno scorso, la tendenza si era invertita ed il Gay Village era tornato negli spazi dell’ex-mattatoio di Testaccio.

La crisi economica era iniziata già nella stagione 2016 e si era aggravata nelle due stagioni successive per una sommatoria di motivi. Da un lato, il tempo non ideal dell’estate 2018 aveva fatto saltare completamente alcune serate; dall’altra la paura di attentati aveva diminuito l’affluenza generale.

Secondo Imma Battaglia, la vera ragione del non riproporre la stagione estiva del Gay Village è stato il suo impegno nei preparativi del suo matrimonio con Eva Grimaldi. Un evento mondano che ha tenuto banco sui tabloid italiani negli ultimi mesi.

La concorrenza al Gay Village

Imma Battaglia, fondatrice del Gay Village
Imma Battaglia, a destra, fondatrice del Gay Village, insieme all’attrice Eva Grimaldi, con cui si è sposata di recente.

Di sicuro c’è il fatto che Shlomo, il proprietario del Qube, ha fiutato l’affare e ha creato un evento chiamato “Village”. Forte della sua collaborazione con Muccassassina, la serata facente capo al Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, ha deciso che era un’occasione da non perdere. Come dargli torto? Il Gay Village degli anni migliori ha generato fatturati a 8 o 9 zeri.

L’azione commerciale non è però piaciuta ad Imma Battaglia che si è sfogata in un’intervista. L’ex presidentessa del Mario Mieli ha fatto notare come il voler creare un evento con un nome simile e con un forte richiamo ai colori della bandiera GLBT, può essere letto come un tentativo di sfruttare gli anni di duro lavoro e di risultati ottenuti dal “suo” Gay Village. A suo dire, si è solo presa un periodo sabbatico, per dedicarsi all’organizzazione del suo matrimonio con l’attrice Eva Grimaldi, nulla di più.

La polemica non fermerà certo il “Village”. Vedremo se dalla prossima stagione ci troveremo a dover assistere ad uno scontro tra titani e ad un’ennesima spaccatura interna alla comunità. Ma fintanto che si tratta di intrattenimento, il pubblico ha solo da guadagnare da un’offerta più variegata.

La concorrenza va bene se non diventa una guerra fratricida. L’augurio è di vedere il mondo GLBT unito sotto la stessa bandiera, anche senza nuovi nemici da cui difendersi.