Nelle ultime settimane c’è stato un gran rumoreggiare riguardo la possibilità che Fetlife, la più grande online community BDSM e kinky, chiuda le porte ai nuovi iscritti e preveda solo aggiunte “su invito”, per di più limitando la possibilità di effettuare inviti solo agli abbonati alle funzioni premium del sito.
Sembra una tragedia per chi non conosce nessuno iscritto su Fetlife e, soprattutto, nessuno di quelli che pagano un abbonamento da cui farsi invitare.

I motivi per una decisione del genere possono essere stati tanti. Noi possiamo provare a fare ipotesi e ad elaborare tesi più o meno credibili. Di sicuro Fetlife sta attraversando un periodo critico, dove è necessario rendere tutto il sistema più efficiente e focalizzare energie e risorse (umane ed anche economiche) sul mantenere i conti in attivo.
Per quanto possa sembrare assurdo, mantenere un sito di questo genere è sicuramente un’impresa titanica. Pensate a tutte le risorse necessarie per i Greeters (quelli che vi salutano e vi danno il benvenuto quando vi iscrivete), i Caretaker (quelli a cui ci si rivolge in caso di problemi di qualunque tipo), oltre che gli ovvi esperti di internet che fanno funzionare il tutto. Fetlife ha fin da subito cercato di delegare buona parte delle beghe tra utenti, dando la possibilità di gestire in piena autonomia i gruppi. Owner e Admin dei gruppi, possono cancellare i post, possono bannare chi dà fastidio (o chi non è benvisto) senza temere rappresaglie. Per Fetlife ogni gruppo è un regno a sè stante e si fa le sue leggi. Amen.
Fetlife ha scelto di concentrarsi su ciò che è essenziale
Le entrate di Fetlife sono di due tipi. Gli abbonamenti premium degli utenti e la pubblicità e proprio su quest’ultimo punto ha affrontato una crisi non da poco. Il loro Adserver e partner storico è stato acquisito da una società più grande e ha proposto il rinnovo a prezzi maggiori. Fetlife ha deciso di non adeguarsi, perché avrebbe azzerato i propri ricavi o li avrebbe costretti ad aumentare fuori misura i costi dei banner. Ha scelto di crearsi il proprio sistema di ad-server (i serve dedicati allo smistamento e gestione dei banner) per conto proprio. Scelta coraggiosa, ma non priva di controindicazioni, a cominciare dal fatto che il nuovo sistema non gestisce la localizzazione dei banner. Questo comporta che le piccole entità (pensate ad un negozio o un club) che vogliono farsi pubblicità a livello locale, non possono più farlo.
Insomma, tutto questo ha portato John Baku (il creatore del sito) e compagni a rivedere una serie di aspetti critici del sito, a cominciare dall’accesso e all’iscrizione stessa. Il concetto, secondo la mia opinione, è che bisogna fare ordine ed eliminare le cose superflue. Limitare il numero di accessi è un modo per selezionare meglio i membri, evitare i profili “dormienti” (avendo solo un numero limitato di inviti da poter “spendere”, si sperava -forse- di far si che venissero “spesi” con cura) e snellire la mole di lavoro fatta per seguire chi pensa che Fetlife sia un sito di annunci o un sito di dating online a tema BDSM.

Fare ordine, eliminare ciò che non è fondamentale, concentrarsi su ciò che porta ricavi. Sembra questo il mantra che va di moda in questi giorni. Proprio nell’ottica di seguire questo trend, Fetlife ha annunciato il pensionamento in blocco di tutto il gruppo di Greeters. Una delle caratteristiche più apprezzate all’inizio di Fetlife, ormai quasi 10 anni fa, ma che con i ritmi di crescita attuali richiedeva sempre più persone. Persone da istruire, da formare, da seguire. Tanto lavoro per poter semplicemente dire “Benvenuto”.
La pressione delle banche
Sul discorso accesso solo su invito, Fetlife ha fatto marcia indietro (almeno per ora), probabilmente spaventata dalla reazione, tutt’altro che positiva, degli iscritti. Ma c’è probabilmente molto di più. Faccio un passo indietro. Fetlife, come tutti gli altri siti, BDSM o no, deve sottostare ad una serie di leggi e regolamenti. Alcuni sono ormai diventati quasi “ovvi”. Altri meccanismi sono oscuri ai più, ma hanno un impatto enorme sulle possibilità di sopravvivenza di un sito del genere.
Ricordate quando, alcuni anni fa, Fetlife cambiò radicalmente i suoi termini d’utilizzo nonchè gli argomenti di cui era lecito parlare? Ricordate quando chiusero alcuni gruppi e cancellarono alcuni fetish, perchè parlavano di temi considerati troppo estremi o tabù? Pensate sia stata una scelta di marketing interna? Niente affatto.
Fu tutto necessario perchè le banche avevano semplicemente “chiuso i rubinetti”, impedendo a Fetlife di ricevere pagamenti online, perchè quegli argomenti tabù erano troppo per loro. Si sa che il mondo delle banche è estremamente conservatore e quindi l’unica soluzione possibile per sopravvivere, fu di adattarsi e “ammorbidire” alcuni estremi. Si era un po’ meno liberi di parlare di qualunque cosa, ma almeno Fetlife potè sopravvivere.
Cosa c’entra questo con l’iscrizione a Fetlife e con la possibilità che questo avvenga solo su invito?
L’interferenza delle leggi americane
Non molto tempo fa si vociferava sul web della possibilità che il governo inglese -così come altri- stesse pensando ad imporre un ulteriore giro di vite per l’accesso a siti con contenuti per adulti. Una cosa che poi ha effettivamente fatto. Per molti siti, Fetlife compreso, basta avere un indirizzo email e dichiarare di essere maggiorenni, per poter accedere.
Temo che il passo successivo sia quello di collegare l’accesso al sito a sistemi di controllo più efficaci, incrociando più dati es. una carta di credito, una tessera sanitaria o il codice fiscale e così via, proprio per limitare meglio l’accesso ai minori.
Una sterzata di questo genere in nazioni come il Regno Unito o gli Stati Uniti o il Canada darebbe il via ad una reazione a catena. Magari l’idea di rendere il sito accessibile su invito è stata pensata come soluzione per “responsabilizzare” la persona che invitata a controllare che l’altra persona fosse effettivamente maggiorenne, chissà?
Per ora possiamo continuare a goderci Fetlife, più o meno così come lo conoscevamo e aspettare nuove decisioni e nuove evoluzioni da parte della sua dirigenza.