Boicottare si o no: è questa la battaglia delle unioni civili?

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E' giusto boicottare Italo?
E' giusto boicottare Italo?

Spoilero subito: io sono contrario a boicottare Italo, ma questo non significa che io ami le discriminazioni verso la comunità GLBT. Se però questa affermazione contrasta con i tuoi ideali e non accetti ragioni, ti consiglio di non continuare la lettura.

Sul web, da alcuni giorni, non si parla altro che di boicottare Italo per aver deciso di accordare agli organizzatori del Family Day del 30 gennaio 2016 uno sconto del 30% sui biglietti per Roma di quella data. Il nome del codice sconto non lascia molto spazio alle interpretazioni “FAMILY30”.

Nella sostanza in queste poche righe qui sopra, c’è il pomo della discordia.

La comunità GLBT si è subito sollevata contro l’azienda di trasporti in tutti e su tutti i mezzi di comunicazione a loro disposizione. Su Facebook la pagina “BoicottaItalo” invita a diffondere il loro messaggio (ovvero ottenere più like alla loro pagina, perchè si sa che a chi contesta piace sapere di avere le spalle coperte dal gruppo) e a boicottare attivamente la Società. Su articoli di giornali, come quello di Dario Accolla sul Fatto Quotidiano, viene presentata una lettura molto accorata dei fatti. Peccato che -a mio avviso- scivoli un po’ troppo nell’attivismo politico e nel voler caricare di significati presunti le azioni altrui.

Che cosa viene esattamente contestato a Italo?

Fondamentalmente che il loro aver accolto la richiesta di uno sconto significhi, in realtà, un preciso supporto alle idee del Family Day. Ma è davvero così?

Io sono, tra le altre cose, un piccolo imprenditore. Da me, in questi anni, sono venute molte persone a chiedere se potevano avere questo o quel supporto, sponsorizzazione, accordo, scontistica. Non ho detto si a tutti. Anzi… Se devo investire i miei soldi, scelgo chi può garantirmi un ritorno economico di qualche tipo per quella iniziativa. Se non facessi così, avrei un atteggiamento clientelare, ovvero favorirei dichiaratamente chi conosco o chi mi è amico a scapito dei miei stessi interessi.

Non sono io che vado in giro a cercare accordi e per ogni proposta valuto costi e benefici. Questo sia perchè il mio budget non è illimitato e sia perchè la mia azienda, come tutte le aziende, ha come obiettivo un guadagno economico. Quindi ho detto no ad iniziative interessanti dal punto di vista culturale, ma che non erano economicamente interessanti per me. Lo spettacolo teatrale, magari su tematiche GLBT, tenuto nel piccolo teatro di quartiere non era -per me- un luogo dove sponsorizzare i miei prodotti, come invece poteva esserlo il grande club mainstream. Significa questo che sono a favore dei “pariolini” e contro le minoranze? No. Semplicemente significa che quelle battaglie ideologiche non devono essere fatte con i soldi nelle mie tasche.

Le altre accuse

Un’altra accusa che è stata rivolta ad Italo da chi propone di boicottare l’azienda è di non aver dato supporto ad eventi GLBT, rifiutandosi di concedere sconti per eventi come il Pride o come il Gay Village.

Ora, qui le cose si complicano un pochino, ma cercherò di essere il più chiaro possibile: che cavolo c’entrano queste cose? Il Pride Nazionale, anche quando di successo, muove solitamente al massimo qualche migliaio di persone da fuori città (ancor meno per le edizioni locali). Ancora una volta, parlando da imprenditore, è come paragonare lo spettacolo teatrale di periferia con il concerto dei Pink Floyd. Possibile che non si capisca che l’interesse per il secondo ed il disinteresse per il primo non sia dovuto al contenuto intrinseco, ma semplicemente alla mole di persone che sono in grado di spostare?

Gli eventi GLBT

Presentatemi un evento GLBT della portata numerica del Family Day e dimostratemi che non è di interesse per un’azienda di trasporti e poi ne riparliamo. L’evento #Svegliatitalia ha portato, secondo l’ArciGay un milione di persone in 100 città. Ovvero 10.000 persone -in media- in ogni evento cittadino. Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Sarebbe riuscito a fare gli stessi numeri portandoli TUTTI a Roma? Ed in quel caso, se avesse chiesto ad Italo di fare uno sconto, gli sarebbe stato negato? Queste sono le domande che bisogna porsi. Purtroppo la risposta non ci sarà, perchè non c’è un evento pro-GLBT da un milione di persone (ma, se è per questo, nemmeno da 100mila). Secondo voi cosa avrebbe dovuto fare Italo? Fare sconti per i viaggi da/per tutte 100 le città aderenti (sempre ammesso che avesse la possibilità di coprire tutte e 100 le città)? Tanto varrebbe fare una “giornata gratuita del viaggio in treno”. Non si può obbligare un’azienda a fare delle politiche commerciali antieconomiche solo perchè ci piacerebbe che ci fossero.

E il Gay Village, allora?

Come dite? Il Gay Village “muove” decine di migliaia di persone? Ancora una volta, stiamo paragonando le mele con le pere. Il Gay Village è un evento che inizia a giugno e finisce a settembre: oltre 3 mesi di serate settimanali. Come potete paragonare quello ad un evento “one shot” che si tiene in un unico giorno? Fare uno sconto per il Gay Village, significa che per 3 mesi, tutti quelli che viaggiano da/verso Roma dovrebbero usufruire di una scontistica, a prescindere se vadano effettivamente al Gay Village o no.

Perchè un’azienda dovrebbe fare una scontistica di questo tipo “a pioggia”? Quale azienda ha dato un supporto, fornendo una scontistica di questo tipo per un evento di 3 mesi? Fatemela conoscere. Ve lo immaginate un ristorante che offre uno sconto “per il campionato di calcio”? praticamente da agosto a giugno? Che sconto è? Tanto vale abbassare i prezzi e basta. Altra cosa è dire “offro lo sconto a tutti i tifosi del Milan che vengono per la partita Roma-Milan”. Capite che c’è una enorme differenza commerciale tra le due cose? Capite che non è possibile, nè giusto, sperare che vengano applicate le stesse logiche ad entrambe le situazioni?

Lo sconto di Italo non è un obbligo a partecipare al Family Day

Oltretutto, e questa è una cosa che nessuno ha voluto dire ad alta voce finora: lo sconto di Italo per il Family Day, non presuppone nessun “obbligo” di partecipare al Family Day. Non è un “pacchetto viaggio” all inclusive. Non si deve dimostrare di volerci andare o di esserci stati. Si può benissimo utilizzare lo sconto per venire a fare un giro a Roma per musei (o ristoranti). Ecco… magari anzichè incitare al boicottaggio, sarebbe più giusto invitare tutti ad approfittare degli sconti per visitare Roma, lasciar perdere il Family Day e rendersi conto della laicità della sua storia, di come sia stata fondata da un popolo che non vedeva nell’amore omosessuale un pericolo per la società.
Comprate il biglietto e venite a vedere quello che grandi uomini che hanno amato altri uomini sono riusciti a creare, da Cesare ad Adriano.

Ultimo punto, anche Trenitalia ed ATAC, l’azienda di trasporti romani -seppure in modo più imparziale- prevedano scontistiche per i grandi gruppi. Eppure nessuno qui grida allo scandalo, perchè? Italo ha solo creato un codice sconto (che vale per chiunque viaggi per/da Roma il giorno 30), ma i tour operator (pensate a quelli grandi che organizzano gli spostamenti di gruppi numerosi per i pellegrinaggi e simili) pensate che non abbiano già chiesto sconti anche a Trenitalia o Atac, visto che non è che la gente arrivi solo dalle città servite da Italo!!! Mi immagino che il comitato stesso abbia provato a contattarli e la risposta sia stata “non c’è problema… dite pure che se comprano almeno 1500 biglietti della metro o se sono gruppi di almeno X persone lo sconto glielo diamo senza problemi). Diversi approcci commerciali, stessa politica, stesso risultato.

Il Family Day e gli sconti delle altre aziende di trasporto pubblico

A voler essere pignoli, gli sconti per i gruppi e per i tour operator, quelli si che sono in qualche modo vincolati alla partecipazione all’evento. Guardando bene, quindi, lo sconto che Trenitalia può fare al tour operator “cattolico” che porta persone dal sud è decisamente più focalizzato alla loro partecipazione al family day rispetto ad un codice sconto che chiunque può utilizzare, anche per andare a trovare gli amici o vedere un museo.
Però è facile decidere di boicottare e rinunciare a qualcosa (Italo) quando si pensa di avere un’alternativa (Trenitalia, ma solo perchè non hanno creato un codice promozionale, mica perchè non facciano anche loro sconti). Perchè non è partita la campagna “boicottaTrenitalia” o “boicottaAtac”? Li voglio vedere tutti i boicottatori farsi a piedi da Centocelle a Prati per lavorare o restare imbottigliati nel traffico della Pontina o della Cassia pur di non prendere i treni e tener fede al loro impegno morale. Il boicottaggio è facile quando si tratta di cliccare “mi piace”. Quando poi davvero significa fare un sacrificio e investire tempo e denaro dalle proprie tasche, quasi tutti si tirano indietro e accampano delle scuse. “Vabbè, per stavolta prendo la metro però continuo ad essere in disaccordo con Atac e continuo a guardar male tutti i controllori”.

E’ davvero la scontistica il problema?

Non è la scontistica di Italo che fa aderire la gente alle idee esposte al Family Day. Se la gente è comunque disposta a spendere soldi in un periodo di crisi per venire a Roma a manifestare è perchè è convinta di quello che pensa. Non è lo sconto che ha spostato le loro opinioni in quel senso.
Lo sconto è neutrale. Come ho già detto può essere usato anche da chi viene a Roma per visitare musei o anche da qualche gay che vuole venire a passare un pomeriggio in una delle saune e cruising club della città, perchè no?

Il problema è che la comunità GLBT ha paura -a ragione- di vedere la piazza piena, di constatare di essere una minoranza e di rendersi conto che chi parteggia per la controparte è più determinato e più motivato di loro.
La piazza piena fa paura perchè è un qualcosa di oggettivo: loro sono tanti e noi siamo pochi. Loro sono venuti da Forlimpopoli, rinunciando al pranzo domenicale, spendendo dei soldi solo per “essere” quella piazza.
Questo significa anche rendersi conto di quanto le battaglie per i diritti GLBT vengano -in realtà- combattute da una minoranza: una minoranza della minoranza. Gli altri vogliono soltanto che la battaglia sia vinta, ma guai a sporcarsi le mani.

L’esempio del BDSM e la difficoltà di creare un’ampia base di supporto

Io ho organizzato talvolta il carro e la presenza della comunità BDSM all’Euro Pride e al Roma Pride. Mi sarebbe piaciuto, in tutte le edizioni, che una frazione percentuale dei membri della comunità BDSM inferiore alla percentuale degli anti-diritti-ai-gay partecipanti al Family Day avesse dato un contributo anche molto inferiore a quello pagato per i biglietti scontati per partecipare al Family Day per dare supporto alle iniziative del Pride. Eppure, quando il carro si è fatto, con lo sforzo e i soldi di pochi, in molti volevano salirci a tutti i costi e far vedere di essere “a favore”, di essere “attivi”, di farsi i selfie e di pubblicarli ovunque si potesse. Si, a favore ed attivi -ancora una volta- con i soldi tirati fuori dalle tasche altrui. Altro che biglietto scontato. Ogni volta che si organizza qualcosa, anzi, bisogna lottare per prima cosa contro le proteste del “perchè lo fate?” “a che serve?”, etc etc. I primi nemici delle battaglie per le minoranze sono le minoranze stesse, anzi… sono la maggioranza delle minoranze!
Non per niente ho deciso di rendere pubblici i conti economici di alcune di quelle esperienze. L’ho fatto anche per dimostrare che non è vero che tutta la comunità è pronta a battersi.
Lo stesso credo che avvenga per la comunità GLBT. Il boicottaggio non interessa ATAC o altre cose che potrebbero in qualche modo ostacolare il normale svolgimento della vita dei “ribelli”.
Il boicottaggio fa tanto figo, perchè magari alla fine non usiamo Italo così spesso. E’ tanto facile fare i ribelli cliccando mi piace. Ma poi in piazza a protestare al freddo non ci si va o le mani al portafoglio non ce le si vuol mettere.

Boicottare si o boicottare no? Riflessioni finali

Il pretendere che un’azienda privata debba accettare di fare patti con tutte le minoranze per poter fare patti con la maggioranza è un principio antieconomico e vagamente liberticida.
E’ come se gli organizzatori del piccolo spettacolo teatrale fossero venuti da me con aria vagamente intimidatoria dicendomi “Signor Laforgia, noi sappiamo che lei offre uno sconto alle migliaia di clienti del club X, quindi DEVE fare lo stesso sconto anche ai 20 o 30 clienti del nostro spettacolo”.
Secondo voi che gli avrei risposto? Che il loro spettacolo mi interessa molto, ma la visibilità me la porta il club X, quindi lo sconto lo faccio solo a loro. Era loro diritto boicottarmi per non aver supportato il loro spettacolo? Certo (e magari lo hanno fatto pure). Era giusto farlo? No.

Ecco perchè il boicottaggio di Italo è per me un controsenso. Si sta sprecando tempo ed energie non a controbattere le ideologie del Family Day, ma ad attaccare chi, coscientemente o no, direttamente o no, favorisce la controparte e “non noi”. Chiunque non sia un mio amico diventa automaticamente un nemico.

Questo non impedisce a loro di continuare a parlare della loro ideologia. Adesso, però, non si sente più parlare di un’alternativa. Si parla solo di come e quanto i dirigenti di Italo siano delle brutte persone e di come la loro azienda sia il male.

Episodi precedenti… o forse no

L’episodio del Family Day è stato paragonato spesso a quello che è successo con un’altra azienda, la Barilla. Ora, però, anche qui ci sono delle differenze. Nel caso Barilla, ci fu un’affermazione del tipo “mai famiglie omosessuali nei nostri spot”, che è una cosa ben diversa. E se la Barilla avesse venduto la sua pasta con lo sconto o ne avesse regalato dei campioni ai pellegrini in visita per l’insediamento di papa Francesco? Tutti a dargli addosso perchè sosteneva il clero?
Se volete boicottare qualcuno o qualcosa, dovete boicottare quelli che davvero promuovono idee omofobe. Non serve boicottare chi cerca di far quadrare il bilancio aziendale e che può anche non essere affatto d’accordo con quelle idee.

Sembra quasi che le minoranze abbiano bisogno di un nemico da combattere o boicottare perchè se di colpo venissero accettate, non saprebbero cosa fare. Si è così preparati alla lotta che non si sa cosa fare quando si è in pace.

Il Family Day è un evento di persone (spesso ipocrite) che la pensano diversamente da noi sulle unioni civili ed i diritti delle coppie di fatto (es la stepchild adoption). E’ un evento che -ahinoi- muove molte più persone del più grande evento a tema GLBT (il Pride Nazionale) e quindi ha una potenza contrattuale molto maggiore. Questo vuol dire che il nemico non sono chi vede in quelle persone ipocrite dei clienti, ma le persone ipocrite stesse.

Chi pensa a boicottare Italo, sta sbagliando obiettivo e sprecando energie preziose.