Il sadomaso non è reato solo se c’è il consenso

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Sembra un’ovvietà per chi già pratica, ma per la legge -almeno fino ad ora- le cose potevano essere interpretate diversamente.

A fare chiarezza è giunta, nelle scorse settimane, una sentenza della Cassazione (Cass. Pen. N.16899/15) che afferma:

In tema di pratiche sessuali estreme deve ritenersi che il rapporto sadomasochista non può in sé definirsi illecito e fonte di responsabilità penale, purché sia caratterizzato da un reciproco scambio di consensi informati, liberi e revocabili e a condizione che í soggetti interessati non si trovino in situazioni patologiche, la cui presenza finirebbe con il neutralizzare il consenso, rendendolo privo di effetti giuridici per carenza della piena capacità di intendere e volere: ne consegue che è legittima la condanna per violenza sessuale continuata e lesioni personali aggravate laddove l’agente abbia posto in essere dette pratiche su persona affetta da handicap grave.” 

Leggete bene: non vuol dire che i rapporti sadomaso siano leciti di per sè. Lo sono soltanto quando sono verificate alcune precise circostanze, ovvero quando tutte le persone coinvolte hanno fornito liberamente (cioè senza coercizione) il loro consenso informato, che è comunque revocabile in qualunque momento. Non solo! Le persone non devono essere affette da situazioni patologiche tali per cui non hanno la piena capacità di intendere e di volere.

Mi piace molto il discorso che i giudici fanno sul consenso informato, in quanto è quello fondamentalmente racchiuso nel concetto di RACK (Risk Aware Consensual Kink), ovvero io posso dare il consenso solo quando sono consapevole di quali sono i rischi a cui vado incontro.
Mi preoccupano quindi tutte quelle situazioni in cui novizi e novizie si buttano “senza rete” nel fare pratiche senza preoccuparsi di informarsi, o, meglio… senza che i rispettivi Dom/Domme si preoccupino di informarli correttamente.
Che fare quindi con una persona assolutamente novizia e che quindi non è in grado di valutare i rischi a cui va incontro? Sono anni che mi attivo perchè passi il messaggio che si ha l’obbligo morale di informare una persona su quello che si sta per fare, così come ogni bottom/sub ha il dovere di informarsi, documentarsi e studiare PRIMA di lanciarsi a capofitto nella pratica. La maggior parte degli incidenti e dei problemi, almeno stando alle mie conoscenze, è dovuta a questo genere di problematiche.

La revocabilità del consenso è stata stabilita dalla sentenza stessa, ma per i BDSMer più esperti, questa non è una novità. Mettetevelo bene in testa, il partner che non si ferma quando voi decidete che ne avete abbastanza, non è un partner che sta “spingendovi a migliorare”, ma è un partner che sta commettendo un abuso.

Un altro punto importante su cui i giudici si sono soffermati è la piena capacità di intendere e di volere. La sentenza si riferiva ad un caso specifico ci una persona con disabilità psichiche, quindi si può dire che il BDSM non è lecito con persone che hanno handicap di questo tipo, in quanto la persona non è in grado di esprimere un consenso ritenuto legalmente valido. Il fatto che nella sentenza si parli di “piena” capacità, come ci pone nel caso in cui questa capacità sia “parzialmente” o “temporaneamente” ridotta?

Mi riferisco in particolare al caso in cui il BDSM coinvolga persone sotto l’influenza di alcool, droghe o, ancora più comunemente, persone la cui capacità di intendere e di volere si modifica durante una sessione stessa, ovvero a tutti quei sub che vanno in sub-space.

Il sub-space è uno stato di euforia e di stordimento causato dalle massicce dosi di endorfine rilasciate dal corpo come reazione agli stimoli ricevuti. Le endorfine sono delle potenti droghe che il nostro corpo produce per far fronte a situazioni di stress o di dolore. Possono creare uno stato alterato di coscienza molto simile a quello dato dagli oppiacei. Quindi? Come ci si deve regolare in tal senso?

La sentenza non fa luce su questo particolare aspetto, ma possiamo provare a stabilire una serie di linee guida che possano ridurre i rischi (a questo punto anche legali) durante una sessione. Se è relativamente facile riconoscere subito una persona che ha bevuto troppo o ha assunto droghe e quindi si può decidere di non iniziare alcun tipo di gioco, con una persona in piena salute, che però durante il corso della sessione va in sub-space, il confine di quello che si può o non si può fare sono molto più sfumati.

Infatti non è sempre facile capire quando una persona è in uno stato di sub-space sufficientemente profondo da doverla considerare “incapace di intendere e di volere”. Per alcool e droghe esistono dei parametri oggettivi e misurabili. Se hai un valore di alcool nel sangue più alto di un certo parametro di riferimento, non puoi metterti alla guida… e così via. In linea di massima, una regola empirica che mi sento di suggerire sia ai singoli praticanti che agli organizzatori di eventi è che se si è assunto sufficiente alcool o droga da non poter legalmente guidare, non si può nemmeno dare il pieno consenso per iniziare una sessione BDSM.

Ma nel caso del sub-space, non ci sono “etilometri per endorfine”… quindi come si fa? Secondo la mia esperienza, la cosa più saggia è di valutare attentamente la situazione ed attenersi ad alcune semplici regole che partono dal presupposto che una persona in sub-space va considerata a tutti gli effetti come una persona potenzialmente intossicata da droghe o alcool al punto tale da non poter più dare un consenso valido, pertanto:

  1. Non iniziate alcun tipo di nuovo gioco con quella persona
  2. Non incrementate il livello del gioco che state facendo
  3. Evitare che altre persone entrino nel gioco

Questo vuol dire che se la persona è in sub-space, ha raggiunto una situazione tale per cui quello che state facendo va già bene così com’è e non c’è bisogno di intensificarlo. Non è il momento di superare limiti o di battere record. Continuate a fare quello che state facendo, ma se volete cambiare gioco, dovete necessariamente dare al bottom/sub il tempo di smaltire l’overdose di endorfine e ritrovare la sua lucidità che gli permetta di valutare la nuova proposta e di dare validamente il proprio consenso.

E’ importante anche capire (questo discorso è valido quando si gioca alla presenza di altre persone, es. ad una festa) che una persona in sub-space può non gradire che, all’improvviso, altre persone la tocchino, la bacino o altro ancora. E’ una cosa molto importante. Nel momento in cui avete un bottom/sub che è in sub-space, non dovete permettere intrusioni nella scena da parte di nessun altro.

Il fatto che un bottom/sub non si opponga, non è sinonimo di accettazione consensuale.

Ricordatevi che fare BDSM significa scegliere consapevolmente di correre dei rischi. Giocare con una persona in sub-space comporta dei rischi maggiori, che possono eventualmente essere compensati in vari modi (riducendo il tempo di una sessione, mantenendo basso il livello di intensità, etc), ma non vengono mai azzerati. Ricordate che anche la sigla SSC, non vuol affatto dire che il BDSM è sicuro al 100%, ma solo che va fatto in maniera PRUDENTE, SICURA e CONSENSUALE.