In un precedente articolo sui protocolli BDSM abbiamo analizzato la differenza tra etichetta, protocolli e rituali. In questo secondo capitolo, ci dedicheremo ad esaminare la distinzione tra i vari livelli di protocolli all’interno di un rapporto D/s. Allo stesso tempo cercherò di dare alcune ulteriori specificazioni in merito ai protocolli in genere. Come abbiamo definito in precedenza, “il protocollo rappresenta un insieme di regole che governano specifiche azioni o comportamenti in una particolare situazione“. Visto che le situazioni possono essere di diverso tipo, una specifica azione o comportamento deve essere eseguito in un modo piuttosto che in un altro.
Una coppia D/s non usa i protocolli esclusivamente in un ambito privato, ma li usa anche in contesti pubblici. Questi possono riferirsi sia al modo in cui Dom e sub interagiscono tra loro in pubblico, sia a come ci si comporta nei confronti di altre persone esterne al rapporto D/s.
I differenti livelli di protocolli BDSM
Il protocollo BDSM non è uno solo per tutte le occasioni, ma questo era già chiaro. Anche nella vita di tutti i giorni siamo abituati a diversi tipi di protocollo a seconda dei vari contesti in cui ci troviamo. Ad esempio vestiremo in modo casual quando siamo a casa o ad una serata tra amici; indosseremo un abito più formale per andare in ufficio o ad un incontro di lavoro e magari indosseremo un abito elegante per una cerimonia. Oppure, sempre per fare un altro esempio, a casa possiamo decidere di mangiare la cena con il piatto sulle cosce seduti sul divano guardando la tv, ad un pranzo di lavoro staremo seduti composti e mangeremo con forchetta e coltello, mentre ad una cena di gala dovremo stare attenti ad usare le giuste posate per ogni portata.
Anche nel mondo BDSM, tra chi ama seguire i protocolli all’interno del proprio rapporto, ci sono solitamente tre livelli di protocollo: basso protocollo (o protocollo sociale), protocollo formale ed alto protocollo. Ogni singola relazione può avere delle piccole differenze all’interno di uno stesso livello di protocollo, ma questo -in genere- non sposta di molto le cose (come dire che in ufficio si può vestire un completo a 2 pezzi o 3 pezzi). Tralasciando quello che riguarda i contenuti dei singoli protocolli (basso, medio e alto protocollo), voglio soffermarmi sulle differenze sostanziali dei livelli di protocollo.
Tanti protocolli per ogni occasione
Molti immaginano, ispirandosi ai libri e film, che chi fa BDSM viva costantemente delle relazioni molto strutturate e che i protocolli siano sempre estremamente elaborati o complessi. Chi invece ha vissuto queste relazioni, sa bene che ci sono momenti in cui una coppia BDSM è sostanzialmente indistinguibile da una qualunque altra coppia. Si scherza, si ride, si fanno progetti, si discute. Inoltre il vero segreto per riuscire ad utilizzare realmente i protocolli in un ambito relazionale, è quello di mantenerli semplici. Infatti, se da un lato il sub ha il compito di metterli in pratica, dall’altro il Dom ha quello di verificare che vengano rispettati. Senza questo duplice impegno, un protocollo è destinato ad essere presto abbandonato e messo da parte.
Ci sono coppie che preferiscono un rapporto fatto di incontri brevi, concentrandosi su una specifica pratica, sul sesso o su uno specifico fetish o kink. Non c’è nulla di male a fare questa scelta, ma bisogna ammettere che difficilmente queste coppie riescono a sviluppare un set di protocolli BDSM. Infatti ci vogliono tempo, energie ed impegno costante per impostare i protocolli e farli diventare comportamenti acquisiti.
I protocolli BDSM si adattano all’altalenarsi di questi momenti più o meno ludici o formali. Una coppia D/s può decidere di passare una serata in alto protocollo o in basso protocollo a seconda dei desideri del momento. L’alto protocollo, infatti, richiede una maggiore concentrazione da parte di tutti, non solo da parte del/la sub. Ricordate che quante più regole si danno, tante più regole si devono controllare.
La necessità di creare ognuno il proprio protocollo
Questa serie di articoli non vuole essere un “protocollo” da prendere e copiare, perchè i protocolli BDSM devono essere sviluppati autonomamente. Devono “rappresentare” nel modo più visibile (sia alle parti coinvolte che a chi sta intorno) le caratteristiche del rapporto BDSM. Devono far percepier quale sia lo stato dell’addestramento e dell’educazione del/la sub/slave.
Quindi non ha senso cercare su internet un “protocollo” già fatto e pronto all’uso. Non troverete nulla.
I protocolli sono il frutto di un lavoro da entrambi i lati dello spettro. Per il sub, il loro scopo è quello di creare un costante rinforzo del desiderio di servire. I protocolli gli ricordano quale sia il suo ruolo nel rapporto e nella vita del Dominante. Per il Dom, servono a tracciare i supporti su cui impostare lo sviluppo della relazione.
Spesso, una volta stabiliti i protocolli e i rituali, per un sub questi diventano un focus ben preciso, con una loro importanza e sacralità. Per questo i sub sentono il bisogno di ripeterli esattamente come gli sono stati insegnati. A volte succede che un sub corregga il suo Dom se questi commette un errore durante l’esecuzione di un protocollo/rituale. Può perfino succedere che questo errore si traduca in un essere arrabbiato o anche emotivamente scosso o ferito.
Se un protocollo viene ignorato o trascurato dal Dom o se non viene corretto quando il sub commette un errore, per lo stesso sub questo equivale spesso ad un degradarsi della struttura stessa del rapporto D/s.
I protocolli, di qualunque livello, impattano sul modo di parlare (e nell’era digitale anche di scrivere), di comportarsi, di vestirsi e così via. Di volta in volta, nei prossimi articoli, cercherò di fare esempi pratici per far capire meglio i vari scenari, senza che però questi esempi debbano essere necessariamente inglobati nel vostro protocollo personale.